Lo scrittore Sebastiano Vassalli è morto. Miei colleghi giornalisti scrivono “Candidato al Nobel e prossimo Campiello alla carriera, si è spento domenica per una malattia fulminante e incurabile“.
Basta!! Sono stufa marcia. E con me migliaia di pazienti oncologici.
Anzi, sono stuferrima.
Passano i mesi, uno dopo l’altro, e cambia sempre troppo poco.
E oggi mi chiedo… Se i giornalisti scrivono ancora parole che sembrano maschere del reale, è perché abbiamo ancora così tanta paura di nominare con il suo nome il tumore?
Ma non è proprio così che lo facciamo vincere?
Ho la netta sensazione che siano i “sani” ad avere più paura di pronunciare (e scrivere nero su bianco) la parola tumore di chi invece il tumore ce l’ha o lo ha avuto.
La vita e la morte sono da guardare dritti negli occhi. Ci sono. Fanno parte di noi. Non possiamo nasconderle. E’ possibile che nella nostra vita quotidiana, fatta di piccole e grandi battaglie, dobbiamo lottare anche con le parole e il loro uso improprio?
Sono stanca.
Ho bisogno di vacanza.
Di parole limpide e trasparenti… Come l’acqua del mare.
